RICORDI DI VITA

Torna la festa dei santi e il ricordo  dei  defunti: nella nostra mente è festa unica, triste e dolce, come i suoi dolci che portano in se anche un po’ di amaro.

E’  festa fatta di memorie, di ritorni, di incontri, di tempi passati che ancora presenti dentro di noi, di persone care che il ricordo e la preghiera fanno vivere dentro di noi.

Ci parla del tempo e del suo fluire, dell’eterno e del suo valore.

Inizia il mese dedicato a quanti hanno  vissuto tra noi.

Fiori finti, un piatto del buon ricordo sbeccato, vecchie riviste sgualcite, una cartolina compilata con grafia femminile minuta e sbiadita, marmorei centrini all’uncinetto, volumi spaiati della Selezione dal Redader’s Digest.

Souvenir di una vita, della vita  di qualcuno, giacciono come soldati caduti, sparpagliati tra un cassonetto ingombro che più non riesce a contenerli e il marciapiede.

Tutte queste cose gettate in un mucchio indistinto di rifiuti con apparente noncuranza, per i proprietari defunti costituivano fino a non molto tempo prima i segni tangibili dello scorrere degli anni, esigue celebrazioni di piccoli e grandi eventi che costellano il vivere quotidiano di ciascuno.

Quando si entra a casa di un parente anziano appena scomparso, un nonno o un genitore, il primo pensiero che coglie nel vuoto delle stanze è: mamma mia, quanta roba!

I mobili austeri traboccano di ninnoli, i bauli e gli armadi odorano di naftalina e di chiuso, il comò espone fotografie di parenti non sempre identificati e i cassetti celano ricordini di defunti per lo più dimenticati.

La malinconia del mondo delle piccole cose ci parla della storia di chi le ha raccolte e conservate per una vita, mai immaginando che potessero finire, nella migliore delle ipotesi, sui banchi di un mercatino.

Per carità, tutto non si può tenere, e nemmeno si deve,  ma prima di disfarsi di un passato in cui fatichiamo a ritrovarci, fermiamoci un attimo su qualcosa che ci parli ancora di chi non c’è più e portiamolo a far parte della nostra vita.

Nei moderni appartamenti minimalisti, tutti bianchi e dall’uniforme e onnipresente design scandinavo, la nonna  Speranza forse non si troverebbe a proprio agio, ma vuoi mettere il conforto di portare in tavola la cena nella sua zuppiera?

 

Michele Trotta

1 pensiero su “RICORDI DI VITA”

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